Mercato enoico: vino in lattina tra sostenibilità e cambiamenti nei trend di consumo
Da 241 a 725 milioni di dollari (nel 2030), sarà questo il trend per il business del vino in lattina, che continua a crescere. Nel Regno Unito, Waitrose lo utilizzerà per i piccoli formati, eliminando il vetro.
Sebbene relativamente poco apprezzato in Italia, il vino in lattina può ormai considerarsi un fenomeno globale, e le conferme arrivano da più parti.
Un segmento di mercato che nel 2021 è stato stimato in 241 milioni di dollari e che entro il 2030 potrebbe toccare i 725 milioni di dollari, con una crescita del 13% all’anno, secondo un’indagine di “Straits Research”.
Anche se non ha ancora sedotto i puristi, piace molto alle giovani generazioni e guadagna in questo modo nuovi ambiti di mercato: per semplicità d’uso e consumo, per la sostenibilità, per una miglior protezione del contenuto dalla luce, per comodità nella gestione delle forniture e per ambiti legati alla comunicazione di marketing e di etichetta.
Sono infatti numerose le realtà che stanno investendo in questa direzione e importanti pubblicazioni internazionali, come “Wine Spectator”, stanno dedicando una quota crescente di spazio e recensioni ai vini in lattina.
LA SOSTENIBILITÀ, LA CHIAVE DI SVOLTA
La vera chiave di svolta per l’affermazione dei vini in lattina, oltre all’imprescindibile miglioramento a livello qualitativo, è legata alla sostenibilità, seppur con le diverse specificità dei mercati di riferimento.
Un esempio arriva dal colosso della grande distribuzione inglese WaitRose che, a inizio anno, ha dichiarato che sostituirà tutti i formati più piccoli di vino (dalle mezze bottiglie in giù, a eccezione di Champagne, Prosecco, Cava e Rioja), con l’intento di avere packaging più leggeri, più semplici da riciclare e che producano meno CO2 (soprattutto a livello di logistica), questo per risparmiare 320 tonnellate di packaging, oltre che dare un taglio netto alla “carbon footprint” generata.
Un cambiamento sicuramente rilevante in un mercato dove il vino a marchio del distributore è forte e costituito da realtà di spessore. Solo lo scorso anno sono state vendute circa 30 milioni di confezioni di vino di dimensioni inferiori rispetto alla bottiglia da 0,75 litri.
IL CASO SVEDESE
Se in UK la tendenza è questa, nei mercati scandinavi, soprattutto in quello svedese, gestito dall’agenzia monopolistica Systembolaget, almeno per una quota del vino d’importazione l’alternativa al vetro sarà obbligatoria.
Systembolaget ha dichiarato che entro la fine del 2023 taglierà l’impronta climatica dei suoi imballaggi del 10%.
Molti clienti che comprano vino in bottiglia dovranno optare per imballaggi, come cartone, pet o lattina, che abbiano un minor impatto climatico.
In una nota della stessa agenzia, oltre a raccomandare l’uso degli imballaggi in cartone, si suggerisce anche l’uso delle lattine, sia perché molto leggere, sia per l’alto livello di riciclabilità dell’alluminio: il 75% di tutto l’alluminio che è stato prodotto nel mondo, è ancora in uso.
Segnali che testimoniano un cambiamento in corso, che non possono essere ignorati da un Paese come l’Italia.
E che possono avere ripercussioni significative sulle imprese impegnate nel segmento del confezionamento in lattina, a partire proprio da Ecocap’s.